Uno sguardo all’interno dell’atelier di Gianluca Federico
L’artista e artigiano presenta il suo modo di lavorare e gli elementi da cui trae ispirazione
Varcando la soglia dell’atelier di Gianluca Federico, l’effetto che si ha è quello di essere entrati in un luogo simile ad una wunderkammer, uno spazio dove oggetti di varia natura e qualità sono esposti per suscitare in chi li osserva sentimenti di meraviglia e stupore. Abbiamo lasciato che fosse lui stesso a raccontare in un’intervista i processi creativi che lo portano a lavorare la materia fino a giungere alla realizzazioni di oggetti artistici e artigianali che sanno guardare alla contemporaneità, pur rimanendo inscindibilmente legati alla tradizione.
Cos’è il progetto prorae? Come nasce e quali principi lo guidano?
“Il termine prorae è latino e significa “alle prue”. È il nome della ditta che ho deciso di aprire per esercitare il mio lavoro di artigiano, scultore e pittore. Da oltre 10 anni ho aperto un negozio, un atelier di oggettistica, sculture, installazioni, oggetti di design e altri progetti”.
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Qual è il tuo background? Quali sono le tue passate esperienze?
“Sono autodidatta, ho sperimentato sul campo, apprendendo questo lavoro con l’esperienza”.
Qual è il cliente tipo che può essere interessato a ciò che esponi nell’atelier?
“Non c’è un target; questo perché al suo interno si può trovare di tutto, dalla scultura fino all’oggetto artigianale accessibile a tutti. Chiunque entri in negozio riconosce qualcosa che sente suo. D’altronde, ciò a cui punto è lasciare a chi viene a vedere il mio lavoro un’emozione, una sensazione… credo sia questa la cosa più importante: dare qualcosa che vada al di là della vendita dell’oggetto in sé”.
Quanto ha influito Capri, e il grande legame che lega la vita dell’isola alla natura, sul tuo lavoro?
“Sono di Capri da generazioni; la mia arte si ispira molto alla natura. Non riesco davvero a scindere la mia identità, le mie radici e il mio lavoro: è un tutt’uno. Realizzo sculture con pietre di Capri, lavoro molto con materiali di recupero, come legni spiaggiati. Il mare mi è in generale di grande ispirazione”.
In quale misura ritieni che preservare e tramandare le conoscenze artigiane sia, oggi più che mai, la ricetta adeguata per guardare al futuro in maniera più sostenibile?
“Per me questo è un fattore molto importante, in quanto le radici tornano sempre: anche nella realizzazione di nuovi prodotti c’è sempre una base antica, anche i prototipi del disegno industriale partono dall’artigianato; c’è sempre un progetto di base, che parte dall’arte, dalla creazione. Il ritorno alle radici poi è strettamente legato a quello dell’utilizzare i materiali che si trovano in natura: affascina sempre di più il materiale naturale, perché è lì che troviamo la perfezione, la bellezza… anche un pezzo di legno informe può avere un grande valore estetico”.
Ti senti più artista o più artigiano?
“Tutti mi definiscono artista, ma io non mi sento più l’uno dell’altro; ciò che faccio è semplicemente prendere delle cose e trasformarle, dando loro un nuovo senso. Faccio un lavoro che mi piace: posso trascorrere anche delle notti a lavorare ai miei progetti. Realizzo decorazioni in alberghi e negozi di Capri, incisioni di nomi delle attività e scritte personalizzate sui muri. Realizzo anche su ordinazione forme in bronzo.
Infine mi sento particolarmente a mio agio nel linguaggio della scultura, ma mi capita anche di dipingere, mi piace il restauro del legno, la dimensione del recupero, credo nella potenzialità degli oggetti e nel fatto che, grazie al mio lavoro, possano tornare a nuova vita”.