L’acqua, per la vita dell’isola, è stato un bene prezioso. Ogni goccia doveva essere conservata e, come appare evidente nelle ville romane capresi, la cisterna era la prima e più importante elemento nella costruzione di una casa.
La ricerca delle sorgenti è stata vitale, fondamentale per la sopravvivenza della comunità sull’isola. Proprio al di sotto della famosa Piazzetta, vi è Acquaviva, dove, vicino all’antica Porta di Capri, dalla roccia sgorga una sorgente che, per secoli, è stata la principale fonte dove le famiglie del borgo attingevano l’acqua.
Continuando a scendere, si arriva a via Marucella, che fa derivare il suo nome dal latino Maris Cellae. Gli antichi romani, costruirono in questo luogo tante cisterne che, messe insieme, sembrava di essere a mare. La stessa via Veruotto prende il suo nome dall’arabo Biruotto. luogo di pozzi.
Ancora adesso, nell’adiacente via Corigliano, vi sono tre ampie cisterne romane, alimentate dell’acqua che arriva direttamente dal monte Solaro. La principale, è lunga più di 60 metri, ed è stata utilizzata per 40 anni per raffreddare i motori della centrale della SIPPIC.
Molti archeologici pensano che queste cisterne romane furono costruite utilizzando le ampie grotte dette di Tiberio, dove si estraeva la creta murina, preziosa per costruire pregiati vasi dell’età augustea. Proseguendo per via Marucella, si arriva in località Torra.
Proprio in questo luogo sono state trovate lastre di marmo, con iscrizione greche, che fanno presupporre che qui sorgeva il primo agorà greco. In epoca tiberiana, da Torra, da enormi cisterne, attraverso grosse condutture, partiva l’acqua per le navi che sostavano nel porto romano, localizzato alla fine dell’attuale spiaggia. Nell’ottavo secolo D.C., questa località era chiamata Ninfisa, città delle acque, da Ninpheum.
Lì si insediò una prima comunità caprese che, a causa delle frequenti incursioni saraceni, si spostò, intorno all’anno mille, nel borgo di Castromaggiore, l’attuale Capri.
Anche l’antica strada, che portava al Palazzo a mare di Augusto, era chiamata nel medioevo Bevaro, poichè i Certosini costruirono un ampio ricovero dove le mandrie potevano abbeverarsi con le acque delle cisterne.
a cura di Renato Esposito