La magica isola di Capri è da sempre fonte di ispirazione per artisti, designer e creativi di ogni genere, in un connubio perfetto tra bellezza naturale e arte. In occasione della rassegna That’s Amore Capri, abbiamo avuto il piacere di intervistare nuovamente Maria Elena Aprea, direttrice creativa del brand di gioielli Chantecler, official sponsor della rassegna, che ha sapientemente reinterpretato lo spirito unico dell’isola in una collezione di pezzi unici e raffinati.
1 – Oggi Chantecler rappresenta appieno la “Capriness”, sintesi perfetta tra bellezza, storia e natura dell’isola. Quali sono le sfide quotidiane che un brand come il vostro deve affrontare per rimanere competitivo?
Chantecler mantiene una fortissima identità caprese, e lo fa con orgoglio. La Capriness è ciò che ci definisce e ciò che determina il nostro successo. Da un lato Chantecler contribuisce a alimentarne e diffonderne il mito, dall’altro, Capri è la nostra cifra stilistica e la nostra fonte di ispirazione. Non esiste competizione con Capri, perché è un luogo unico nel suo genere, e lo stesso vale per noi. Il segreto sta nel rimanere fedeli a sé stessi, comprendendo di essere una nicchia di estrema sofisticazione.
2 – Quali sono le fonti di ispirazione del processo creativo dei vostri gioielli e quanto in questi processi è importante l’artigianalità?
In ognuna delle nostre creazioni c’è un pezzo di Capri, che per noi è uno scrigno di suggestioni ed emozioni. Le atmosfere mondane e naturali dell’isola unite alla sensibilità per le gemme belle ereditata da Salvatore sono la piattaforma creativa di ogni gioiello Chantecler.
In questo contesto, la Maison è fiera ambasciatrice e promotrice del Made in Italy. Il polo produttivo si trova a Valenza Po, in Piemonte, storicamente il centro nevralgico dell’oreficeria italiana. Qui Chantecler ha la possibilità di unire la tradizione e l’esperienza degli artigiani alle più avanzate tecnologie.
3 – Ha una storia o un aneddoto particolare legato a Capri e a Chantecler che vorrebbe condividere?
Di storie e aneddoti, soprattutto dagli anni della Dolce Vita, ce ne sarebbero un’infinità. Vorrei raccontarvene alcuni di quando ero ragazza e aiutavo mio padre Salvatore in boutique durante l’estate.
Jacqueline arriva a Capri, attirata dalle chiacchiere che rivelano un bacio di Onassis a Maria Callas sulle spiagge di Tragonissi. Per farsi perdonare, l’armatore greco accompagnò l’ex first lady nella nostra gioielleria dalla quale Jackie uscì radiosa. Papà, all’epoca, non confermò, né smentì le voci che si rincorrevano, ma il regalo che aveva suggellato la pace tra i due era stato una stella di diamanti di inestimabile valore. Di lì a qualche giorno, i due furono accolti a Villa Chantecler, dove trascorsero una piacevole e spensierata serata, tra spaghetti aglio ed olio e canzoni napoletane, cantate dallo stesso Onassis.
Durante la sua passeggiata, un noto magnate messicano viene attirato dalla vetrina principale della boutique, la famosa portantina del ‘700 napoletano! L’uomo era interessato non tanto ai gioielli, quanto alla stessa portantina, con la quale avrebbe voluto portare in giro la sua sposa. Alla sua richiesta di acquistarla, mio padre rispose che sarebbe stato possibile, se solo avesse acquistato tutto il suo contenuto! L’uomo chiese di ricevere il conto al Quisisana dove si era ritirato per il suo riposo pomeridiano… poche ore dopo papà dovette mettersi al telefono e contattare tutti i maggiori antiquari dell’epoca per cercare una nuova portantina per il negozio, ottenendo dal cliente di tenere in “prestito” la portantina fino alla fine dell’estate!
A pochi minuti dalla chiusura della boutique, entrò in negozio un uomo in shorts, a torso nudo ma dall’aspetto molto distinto che chiese a papà di poter scegliere dei gioielli da regalare. Il conto che ne seguì era elevato e l’uomo, con fare disinvolto, disse che sarebbe ripassato visto che non aveva con sé neanche il portafoglio e che avrebbe pagato di lì a poco per ritirare. Papà non si meravigliò, del resto era abituato visto che neanche Chantecler era solito portare il portafoglio e gli consegnò tranquillamente i tanti pacchetti che aveva confezionato dicendogli di passare il giorno dopo per saldare. Stavros Niarchos il giorno dopo passò in negozio per saldare il suo conto.
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