Nella storia de La Capannina c’è tutto l’amore di una famiglia per Capri
Quasi un secolo di attività per il ristorante che ha saputo trovare nel rispetto della tradizione il suo punto di forza
La storia di Capri è costellata di personaggi che, con passione e duro lavoro, hanno saputo far nascere delle splendide realtà che ancora oggi animano le strade e le piazze dell’isola.
Tra di loro vi è la famiglia De Angelis la quale, nel 1931, apre a Capri La Capannina, ristorante che attualmente gestisce, ma che col tempo si è evoluto diventando qualcosa di nuovo, senza però mai tradire i propri principi. Francesco e Renata De Angelis, nipotino dei fondatori ed “eredi” dei loro insegnamenti, ci ha raccontato dell’avventura della loro famiglia, tra rispetto per la tradizione e voglia di rinnovarsi.
Il ristorante La Capannina ha alle sue spalle una storia di tutto rispetto. Quando e come nasce e come si intreccia con la storia della vostra famiglia?
“Il ristorante viene aperto nel 1931, dunque è ormai quasi giunto ad un secolo di attività. La mia, insieme a mia sorella Renata è la terza di quattro generazioni che lo hanno gestito, e la passione per questo mondo continua a tramandarsi nella nostra famiglia. Tutto nasce da mio nonno paterno, un cuoco abruzzese che viveva a Roma e si trasferì a Capri per lavorare al ristorante dell’Hotel Quisisana, dove conobbe mia nonna. Dopo quell’esperienza lavorativa ha aperto un ristorante dapprima in Piazza Umberto, per poi spostarsi nel locale attuale e fondare così La Capannina. Mio nonno materno invece era di Ravenna, e dopo aver appreso l’arte dei maitre in Francia e aver lavorato nel locale dove si esibiva Édith Piaf, si è trasferito negli USA dove ha incontrato mia nonna. I miei genitori Antonio e Aureis si conobbero in America, e quando mio padre ha portato mia madre qui sull’isola, quella ragazza americana si è subito innamorata di Capri. Ora loro, io e mia sorella Renata proseguiamo il lavoro dei miei nonni; Renata in particolare è bravissima sui vini e mi dà un grandissimo aiuto. E poi ci sono i miei nipoti Andrea, Piero e Matteo, che hanno la volontà di seguire le nostre orme”.
Cos’è oggi La Capannina? Quali caratteristiche lo rappresentano?
“Credo che ciò che ci rappresenti al meglio sia il profondo rispetto verso la tradizione culinaria caprese. Le nostre ricette sono ancora quelle di una volta; va bene infatti rivisitare un piatto, ma senza mai stravolgerlo, perché crediamo sia giusto offrire a chi vuole assaporare la cucina di Capri le originali ricette della tradizione. Questa nostra filosofia ha portato a sviluppare una grande affezione con la clientela: mi aggiro fra i tavoli del ristorante fin da bambino, e molti dei clienti che venivano allora continuano a frequentare La Capannina”.
Cosa credi che distingua La Capannina dalle altre attività di ristorazione di Capri?
“Credo che ognuno di noi faccia un lavoro differente e persegua il proprio ideale di ristorazione. Il nostro si basa su due capisaldi: oltre a puntare su prodotti sempre freschi, un altro elemento che ci contraddistingue è una profonda e sincera ospitalità verso il cliente. Siamo fermamente convinti che, per la nostra isola, l’ospitalità debba essere un elemento fondamentale, che d’altronde appartiene da secoli alla storia di Capri. Quando, durante il periodo invernale, il nostro ristorante, come gran parte delle attività di ristorazione dell’isola, restava chiuso, mia nonna, che aveva una piccola pensione al piano di sopra, apriva le porte di casa e faceva mangiare gli ospiti della pensione nel suo soggiorno! Ho raccontato questo aneddoto per farvi capire come noi intendiamo l’ospitalità più come una vocazione che come un mestiere”.
Ogni ristoratore ha i suoi piatti del cuore. Quali sono i piatti della vostra cucina a cui tieni di più?
“Sicuramente un piatto cult sono i nostri ravioli alla caprese, preparati con la ricetta di mia nonna. Facciamo anche un ottimo calamaro ripieno, con la caciotta tipica che usiamo anche per il ripieno dei ravioli, condito con pomodoro fresco e basilico e che abbiamo fatto anche in versione vegana. In generale il prodotto che utilizziamo di più è sicuramente il pesce, che cuciniamo in tutti i modi, come ad esempio in crosta di patate o di zucchine. Abbiamo recuperato anche l’antica tradizione dei legumi, che oggi purtroppo si sta perdendo: in menù abbiamo una prelibata purea di fave con scarole e una purea di ceci con gamberi. Seguiamo insomma le ricette di una volta, rivisitandole magari, ma senza mai snaturare la loro essenza”.