Vip nel Salotto del Mondo, parola d’ordine: “non annoiarsi ed esserci sempre”

Il gossip, il pettegolezzo, lo sbirciare nella vita pubblica e privata di un personaggio famoso può sembrare che sia destinato ad essere condannato al muro senza appello. Certamente in alcuni casi molti giornalisti sconfinano nel cattivo gusto rovinando un genere tutt’altro che irrilevante per la stampa. In realtà, molti VIP non esisterebbero neanche se non ci fosse un gossip a perseguitarli.

Il Salotto del mondo è da sempre al centro dell’attenzione dei paparazzi, anche se c’è stato in passato un vero momento d’oro, quello del secondo dopoguerra. Magnate della finanza e uomini del  cinema e dello spettacolo facevano a gara per cercare casa.

Il meccanismo è semplice: c’è un posto dove si crea un’alta concentrazione di esponenti del jet set internazionale, e una volta innescata la miccia, non si può non essere da meno: quel posto “fa tendenza”. In un ambiente esclusivo come è il Salotto del mondo, non fare come gli altri significa essere esclusi dal gruppo. E’ un vero e proprio bisogno cosiddetto “di appartenenza” che i sociologi e gli psicologi conoscono bene.

Ma l’essere presenti non basta nel mondo di VIP veri e presunti: bisogna farsi notare; per farlo occorre fare o mostrare qualcosa fuori dal consueto; Ed ecco nascere le mode, l’aperitivo in piazzetta, gli abiti dai colori vivaci, le acconciature estrose, gli spacchi generosi; e poi, i pantaloni a metà ginocchio, il cappellino multicolore e il pappagallo sulla spalla del principe Dado Ruspoli, icona di un periodo indimenticabile. Quel serpente sul cappello nel film “Totò a colori”, il tuffo a mare con i vestiti o la “erre moscia” alla francese non sono altro che veritieri esempi del clima di quegli anni, dove tutto serviva a rompere la noia e a non restare nell’ombra. Nascevano uno stile di vita.

Ma per raggiungere il posto di rilievo nel regno della mondanità, c’è bisogno che tutto questo, la propria immagine e il proprio fare, possa avere una eco che raggiunga anche il continente. Solo allora la propria esistenza giunge al massimo ottenendo il pieno titolo di far parte del mondo che conta. Ecco così che gli scatti dei paparazzi, le colonne dei settimanali, le video riprese, sono gli ingredienti finali per completare uno schema ben preciso. Scatti rubati, ma spesso scatti cercati.

E così, fuggire la noia, divertirsi e farsi notare sono le chiavi di lettura di ogni VIP; lo sapeva bene Elsa Maxwell, divenuta molto nota nell’ambiente perchè questo meccanismo lo aveva ben capito e saputo sfruttare; scrittrice e giornalista americana, una delle più pagate dai giornali e dalle tv  importanti degli Stati Uniti, fece della Capri di quegli anni una postazione strategica di lavoro. Attorno a lei si aggiungevano schiere di paparazzi e inviati pronti a spiare e carpire ogni movimento in piazzetta e nella baia di Marina Piccola. Così, Capri ebbe la sua eco internazionale, proiettata su tutti i giornali più importanti, affollati di gossip leggeri e salati, che contribuirono a crearne il mito che tutt’oggi resiste, seppur in un clima differente alimentato con la benzina dei social.

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