Una delle domande più frequenti che pongono i turisti quando hanno la possibilità di scambiare due chiacchiere amichevoli con un isolano è: “cosa fanno i capresi d’inverno?”. Difficile dare una risposta esauriente a un quesito del genere in poche battute… Data l’eterogeneità della popolazione, essa necessità un’analisi ampia, sfaccettata, antropologica e sociologica!

Dunque, offriremo qui degli esempi di profili tipici capresi in quelle che sono le più comuni passioni e occupazioni invernali, proveremo inoltre a spiegare i motivi di questi comportamenti condivisi.

I Thailanders

Distrutti dai pesantissimi mesi estivi in cui lavorano come schiavi e hanno ben poco tempo per godersi il mare, numerosissimi isolani, (con picchi che talvolta raggiungono il migliaio), emigrano alla volta della Thailandia, in particolare a Phuket, la magnifica colonia caprese d’Asia.

Se inizialmente era una meta destinata prevalentemente a maschi single alla ricerca di figa e divertimento, col tempo è diventata la destinazione preferita di tantissime famiglie che, oltre ad apprezzare il clima e l’offerta turistica del luogo, si sentono tranquillizzate dalla fitta e organizzata rete di compaesani su cui poter contare per qualsiasi evenienza.

Ci sono concittadini che si fanno tranquillamente anche tre/quattro mesi ogni anno in Thailandia, (a detta loro, risparmiano), e hanno continuato imperterriti per oltre un decennio! Essi sono i veri Thailanders!

I Canari

Se la Thailandia è una meta lontana e più confacente a chi ha tantissimo tempo libero e sopporta bene le destinazioni esotiche, le Canarie sono una versione di vacanza più soft, adorata da un numero altrettanto poderoso di famiglie capresi. L’appuntamento è ad Anfi Beach, Gran Canaria. La spiaggia è molto grande ma per qualche motivo il grosso dei capresi è radunato quasi sempre nello stesso angolo a fare comunella. L’argomento di discussione più gettonato è quanto si stia fisicamente meglio in quella terra senza umidità.

I canari veri vanno alle Canarie, con una certa costanza, da almeno 25 anni, hanno acquistato appartamenti o multiproprietà e hanno buoni consigli per tutti i compaesani che giungono per la prima volta in quella terra di ozio e assenza di dolori alle ossa.

I Pescatori incalliti

Ormai i capresi non vivono più di pesca da decenni, ma padri e nonni che sono stati esperti pescatori, hanno ben tramandato il grosso delle loro conoscenze ai più giovani. Dunque la pesca è ancora ben radicata nel know-how isolano. E molti capresi ne hanno una vera e propria dipendenza. I Pescatori incalliti cominciano già a settembre, quando possono, a staccare un po’ più presto col lavoro per prepararsi ad andare la notte a totani. Verso la fine del mese, è il momento dei tonni per fare i “boccacci” sott’olio. Continuano così per tutto ottobre, poi da inizio novembre, si finisce anche di lavorare e allora la testa si può focalizzare solo sulla pesca! Dalla barca o dagli scogli, a saraghi o a calamari, con la canna o con le coffe, essi devono assolutamente pescare qualcosa, non esistono né santi, né madonne!

Trekkisti …e speleologi 

Tra le tante caratteristiche che rendono Capri un posto migliore degli altri, c’è il numero esorbitante di sentieri naturalistici che è possibile percorrere. Che salgano verso la montagna e scendano verso il mare, poco cambia per i trekkisti capresi, che li amano indifferentemente tutti dai più semplici ai più rognosi. I colori e i profumi che si colgono nelle belle giornate d’inverno regalano veramente sensazioni uniche. In questa natura, seppure ingabbiato dal mare il trekkista trova la sua libertà.

Ma esiste uno step superiore: lo speleologo. Tra marine e terrestri, a Capri si contano oltre duecento grotte. Così come lo sciupafemmine incallito, (che è invece una fattispecie di caprese in versione estiva) , lo speleologo caprese deve sempre trovare un nuovo pertugio in cui entrare, meglio ancora se lo fa prima degli altri. Per questo motivo e per la curiosità si inerpica spesso in posti affatto sicuri, luoghi dove non sarebbe impossibile scivolare in un burrone o essere centrati da una pietra staccatasi improvvisamente dalla fragile montagna. Eppure il richiamo ancestrale delle grotte è potente e ammaliante come il canto delle sirene.

I pendolari

Ovviamente non tutti i capresi sono coinvolti nel turismo e non tutti lavorano a Capri. E così come ogni mattina di inverno arrivano molti lavoratori dalla terraferma, tanti capresi partono per andare a lavorare o a studiare a terraferma. Si tratta di professori, medici, professionisti vari, avvocati che si recano in tribunale, studenti liceali o universitari…

L’appuntamento è all’andata sull’aliscafo delle 6.50 per Napoli. Il ritorno è differenziato, ma soprattutto non garantito. Sembra che di inverno oltre al frequente cattivo tempo, ogni scusa diventi buona per sopprimere le partenze di navi e aliscafi. Il pendolare prega ogni giorno di poter rientrare a casa la sera, o col tempo ha imparato ad avere sempre, in qualche modo, un appoggio a terraferma. Tra pendolari c’è anche una certa solidarietà cameratesca… La loro rivincita sociale la ottengono in piena estate , quando la stragrande maggioranza dei compaesani sono nel completo esaurimento lavorativo, ed essi si godono le vacanze a Capri!

Gli spiaggiati

Complici i cambiamenti climatici che negli anni stanno rendendo il clima invernale sempre più mite, aumenta di anno in anno la quantità di capresi che con le belle giornate fanno il bagno d’inverno. Il luogo preferito è Marina Piccola, che rivolta a sud e protetta dalla montagna dalle brezze del nord è la zona più calda dell’isola, oltre che la più bella. Perfetta anche solo per andare a prendere il sole, per portarci i bambini a giocare, con possibilità tanto di fare public relation che di stare soli in tranquillità. Un argomento di conversazione  tipico degli spiaggiati  dell’inverno caprese è: quanto i colori e i riflessi del mare di Capri non abbiano nulla da invidiare ai più bei mari del mondo.

I fravecatori 

Tra gli anni ‘60 e ‘90, a Capri c’è stata una poderosa speculazione edilizia che ha portato alla costruzione di tantissimi immobili. Tra l’altro la stagione turistica durava pochi mesi, era quindi norma comune avere un doppio lavoro. E il muratore era appunto uno degli operai specializzati maggiormente richiesti dal mercato. Cosicché tantissimi capresi hanno avuto a che fare con “l’arte della fraveca”, assimilando buone capacità nell’edilizia e nel faidaté. In una diffusa mentalità caprese saper usare “la cucchiara” è considerata una qualità imprescindibile per essere considerati veri uomini. Il detto antico dice che: “chi fraveca e sfraveca nun perde mai tiempo”. E tantissimi isolani passano l’inverno ad aggiustare in prima persona le proprie proprietà, sistemando e rifacendo. Per tanti capresi il rumore della betoniera è musica, uscire con i panni sporchi di lavoro: un vanto, tornare stanchi a casa: un iniezione di testosterone.

Si deve constatare tuttavia che le nuove generazioni non sembrano così avvezze alla fraveca come le vecchie, anche perché in tempi moderni la lunga stagione estiva rende meno allettante svolgere un secondo lavoro.

Esistono poi categorie diffuse anche se meno tipizzate, come I consumatori di benzina (che si muovono solo ed esclusivamente in macchina); I tragaristi (che almeno una volta al giorno si fanno “una  vasca” a Tragara); i chiazzari che pongono la piazzetta di Capri al centro non solo del paese ma anche della loro esistenza (suddivisi a loro volta in chiazzari da bar o da campanella).

Ciò che sembra davvero accumunare tutti i capresi d’inverno è che in questa stagione essi avvertono il territorio dell’isola come un prolungamento della loro casa. Non è una città, è un condominio!

a cura di Antonio De Gregorio

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