Monumenti e Musei

Certosa di S. Giacomo

La Certosa di San Giacomo, vero gioiello dell’architettura isolana, dove si sono intrecciate le vicende più importanti della storia isolana, fu costruita nel XIV secolo per volere del conte caprese Giacomo Arcucci conte di Minervino e Altamura, su un podere della regina Giovanna I D’Angiò, protettrice dei certosini di San Martino.

All’impianto trecentesco del primo chiostro, detto anche Chiostro Piccolo, seguì poi nel XVI secolo il Chiostro Grande con pilastri in pietra calcarea.

Oltre ad aver ospitato i monaci certosini nel tempo la struttura subì molte traversie. Usata come caserma ai tempi di Gioacchino Murat, divenne un ospizio e poi una prigione. La struttura architettonica della Certosa con le sue volte a crociera, a padiglione e a botte è l’esempio più illustre del vero stile caprese.

Merita assolutamente al suo interno una visita al museo di Diefenbach,

pittore simbolista tedesco vissuto a Capri, e una passeggiata nel rigoroso silenzio dei giardini retrostanti che spaziano sul mare blu cobalto e sui Faraglioni.
Edificata tra il 1371 ed il 1374 da Giacomo Arcucci, Gran Camerario della regina Giovanna I d’Angiò, la Certosa rappresenta la più importante testimonianza architettonica sull’isola di epoca angioina. Incendiata e saccheggiata dai pirati turchi durante il XVI secolo, fu ristrutturata ed ampliata nel XVII secolo. In seguito all’espulsione dei Certosini (1808), divenne ospizio per invalidi di guerra e poi carcere. La gestione militare, durante tutto il XIX secolo, recò al complesso monumentale numerosi danni. Durante la Prima Guerra Mondiale la Certosa fu utilizzata come quartiere del XIX reggimento di fanteria, distaccato nell’isola per la sua difesa. Nel periodo compreso tra le due guerre si sentì l’esigenza di restituire alla Certosa un’antica dignità, adibendola a centro culturale abilitato ad accogliere manifestazioni legate al turismo, all’arte e alla cultura. Nel 1936 la Certosa fu concessa ai Canonici regolari di Sant’Agostino del SS.mo Salvatore Lateranense che istituirono una scuola per i giovani isolani nelle celle del chiostro grande e crearono una biblioteca con un fondo di oltre tremila volumi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale le truppe americane occuparono la Certosa, destinandola a casa di riposo e di svago per aviatori. Gli anni ‘70 diedero luogo ad un nuovo interesse per il complesso certosino, grazie all’intervento del Soprintendente Raffaello Causa che, nel 1974, volle istituire il Museo Diefenbach. Da allora la Certosa di San Giacomo è sede di prestigiose manifestazioni ed eventi di rilevante interesse culturale. Come tutte le certose, si suddivide in due blocchi essenziali: la “casa alta” (chiesa, refettorio, chiostri, sala del capitolo, appartamento del priore), il regno del silenzio, della preghiera e della rigorosa clausura, e la “casa bassa” che include luoghi di lavoro (magazzini, cucine, cellai e locali per la lavorazione di prodotti agricoli).

Giardino del Priore
Il nostro percorso ci conduce al Giardino del Priore. All’interno di questo spazio, una sorta di giardino segreto, convivono il giardino delle erbe aromatiche (herbolarius) con la presenza di maggiorana, menta, rosmarino, timo, ed il giardino dei semplici (hortus simplicium) con salvia, lavanda, artemisia, finocchio selvatico. Alberi di ulivo, melograno, agrumi, fico e la vite arricchiscono lo spazio, nel rispetto della tradizione certosina.

Chiostro grande
Spostandoci nel Chiostro Grande giungiamo nel cuore della vita certosina. Questo spazio, incorniciato da un porticato con pilastri ed arcate di pietra calcarea, è il luogo dove si trovano allineate le abitazioni dei dodici Padri. Sul lato destro si trovano l’appartamento del Priore e la foresteria. Sul lato sud-est un finto pozzo in pietra sovrasta l’enorme cisterna che si spinge nel sottosuolo a notevole profondità. Il chiostro fu realizzato nella metà del XVI secolo da Felice de Felice, su disegno di Giovanni Antonio Dosio: questi maestri avevano già lavorato per la Certosa di San Martino di Napoli.

Chiostro piccolo
Continuando la visita, arriviamo al Chiostro piccolo realizzato nel XV secolo. Fusti di colonne di spoglio in marmo di epoca imperiale e capitelli databili tra il XII e XIV secolo sorreggono le arcate. Su uno dei lati si sviluppa la Sala del Capitolo decorata da stucchi settecenteschi. Il tutto è dominato dalla torre dell’orologio a pianta quadrata di epoca barocca. L’importanza dell’acqua per l’ordine certosino è ben visibile in questo luogo grazie alla presenza di un pozzo centrale. I Certosini utilizzarono il battuto di lapillo per l’impermeabilizzazione delle volte. Tale sistema, favorito dall’esistenza delle materie prime sul posto, ebbe larga applicazione fino a tutto il XVIII secolo. La conformazione estradossate delle strutture voltate, sulle quali veniva eseguito il battuto, consentiva il naturale scolo delle acque meteoriche, che venivano convogliate dai canali nelle apposite cisterne. Edificata tra il 1371 ed il 1374 da Giacomo Arcucci, Gran Camerario della regina Giovanna I d’Angiò, la Certosa rappresenta la più importante testimonianza architettonica sull’isola di epoca angioina. Incendiata e saccheggiata dai pirati turchi durante il XVI secolo, fu ristrutturata ed ampliata nel XVII secolo. In seguito all’espulsione dei Certosini (1808), divenne ospizio per invalidi di guerra e poi carcere. La gestione militare, durante tutto il XIX secolo, recò al complesso monumentale numerosi danni. Durante la Prima Guerra Mondiale la Certosa fu utilizzata come quartiere del XIX reggimento di fanteria, distaccato nell’isola per la sua difesa. Nel periodo compreso tra le due guerre si sentì l’esigenza di restituire alla Certosa un’antica dignità, adibendola a centro culturale abilitato ad accogliere manifestazioni legate al turismo, all’arte e alla cultura. Nel 1936 la Certosa fu concessa ai Canonici regolari di Sant’Agostino del SS.mo Salvatore Lateranense che istituirono una scuola per i giovani isolani nelle celle del chiostro grande e crearono una biblioteca con un fondo di oltre tremila volumi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale le truppe americane occuparono la Certosa, destinandola a casa di riposo e di svago per aviatori. Gli anni ‘70 diedero luogo ad un nuovo interesse per il complesso certosino, grazie all’intervento del Soprintendente Raffaello Causa che, nel 1974, volle istituire il Museo Diefenbach. Da allora la Certosa di San Giacomo è sede di prestigiose manifestazioni ed eventi di rilevante interesse culturale. Come tutte le certose, si suddivide in due blocchi essenziali: la “casa alta” (chiesa, refettorio, chiostri, sala del capitolo, appartamento del priore), il regno del silenzio, della preghiera e della rigorosa clausura, e la “casa bassa” che include luoghi di lavoro (magazzini, cucine, cellai e locali per la lavorazione di prodotti agricoli).

Giardino del Priore
Il nostro percorso ci conduce al Giardino del Priore. All’interno di questo spazio, una sorta di giardino segreto, convivono il giardino delle erbe aromatiche (herbolarius) con la presenza di maggiorana, menta, rosmarino, timo, ed il giardino dei semplici (hortus simplicium) con salvia, lavanda, artemisia, finocchio selvatico. Alberi di ulivo, melograno, agrumi, fico e la vite arricchiscono lo spazio, nel rispetto della tradizione certosina.

Chiostro grande
Spostandoci nel Chiostro Grande giungiamo nel cuore della vita certosina. Questo spazio, incorniciato da un porticato con pilastri ed arcate di pietra calcarea, è il luogo dove si trovano allineate le abitazioni dei dodici Padri. Sul lato destro si trovano l’appartamento del Priore e la foresteria. Sul lato sud-est un finto pozzo in pietra sovrasta l’enorme cisterna che si spinge nel sottosuolo a notevole profondità. Il chiostro fu realizzato nella metà del XVI secolo da Felice de Felice, su disegno di Giovanni Antonio Dosio: questi maestri avevano già lavorato per la Certosa di San Martino di Napoli.

Chiostro piccolo
Continuando la visita, arriviamo al Chiostro piccolo realizzato nel XV secolo. Fusti di colonne di spoglio in marmo di epoca imperiale e capitelli databili tra il XII e XIV secolo sorreggono le arcate. Su uno dei lati si sviluppa la Sala del Capitolo decorata da stucchi settecenteschi. Il tutto è dominato dalla torre dell’orologio a pianta quadrata di epoca barocca. L’importanza dell’acqua per l’ordine certosino è ben visibile in questo luogo grazie alla presenza di un pozzo centrale. I Certosini utilizzarono il battuto di lapillo per l’impermeabilizzazione delle volte. Tale sistema, favorito dall’esistenza delle materie prime sul posto, ebbe larga applicazione fino a tutto il XVIII secolo. La conformazione estradossate delle strutture voltate, sulle quali veniva eseguito il battuto, consentiva il naturale scolo delle acque meteoriche, che venivano convogliate dai canali nelle apposite cisterne.
© MINISTERO DELLA CULTURA

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