Oggigiorno Capri ha intensi rapporti con la Costiera Amalfitana. I capresi amano nelle sere estive partire con le proprie barche e andare a mangiare a Nerano dove vi sono ottimi ristoranti a buon prezzo. Va di moda tra i più giovani andare a ballare, di tanto in tanto, in taluni locali di Positano. Molti si recano ad Amalfi per i festeggiamenti del 27 giugno dedicati a Sant’Andrea, con tanto di processione e fuochi d’artificio.
Dal canto loro, gli abitanti della Costiera amano venire a Capri per un giro dell’isola in barca, per pescare, per andare a ballare alla Taverna Anema e Core. E soprattutto organizzano gite a Capri per i turisti che pernottano nei loro paesi, i quali non rinuncerebbero mai a una capatina su quell’isola tanto famosa e così vicina. In un certo senso si potrebbe affermare che Capri è stata una fortuna per lo sviluppo turistico ed economico di tutta la Costiera Amalfitana.
Quello che pochi sanno è che per un lungo periodo storico i rapporti sono stati ben più stretti di oggi, e che un tempo lontano furono gli Amalfitani a fare la fortuna di Capri e a diventare essi stessi Capresi.
Lasciatevi dunque raccontare questa piccola storia scaturita dagli eventi della grande Storia.
Siamo nel IX secolo d.C. In questo periodo, a Capri, i fasti vissuti ai tempi dei Romani, sono ormai passati da secoli. L’isola ha pochi abitanti, poverissimi, perlopiù pescatori e contadini abbandonati a se stessi.
In questi anni l’Islam si sta estendendo a macchia d’olio; la sua società e la sua cultura sono in gran fermento rispetto a quella europea così come i suoi eserciti e le sue flotte. L’Europa in generale e l’Italia in particolare, al contrario, è divisa in continue lotte tra stati e staterelli, che sguarniscono le difese contro “il nigro periglio che vien dal mare”.
Cominciano così gli attacchi saraceni alla penisola italica. I primi di cui si ha notizia, sono dell’812 d.C allorquando quaranta navi saccheggiano Ponza e Ischia, per poi essere ricacciate da navi amalfitane e gaetane.
Ma in quel momento gli abitanti del sud-Italia sembrano presi più da un’altra guerra, quella tra il Principato di Benevento e il Ducato di Napoli. In quegli anni infatti, Benevento, che è la realtà politica più solida del sud-Italia, guidata dal principe longobardo Sicardo, sottopone la filo-bizantina Napoli a una serie di attacchi. Il duca di Napoli, Andrea, per resistere, nell’835 decide di allearsi coi Saraceni che quattro anni prima avevano già conquistato la Sicilia. L’alleanza dei Napoletani con i Saraceni è ritenuto uno scandalo per la Cristianità, che Sicardo decide di punire saccheggiando la città napoletana di Amalfi e deportandone i suoi abitanti a Salerno, anch’essa possedimento longobardo.
Ma nell’839 d.C Sicardo viene ucciso in una congiura di palazzo e gli Amalfitani prigionieri colgono l’occasione di destabilizzazione per incendiare Salerno e scappare, facendo ritorno ad Amalfi e rendendosi indipendenti anche da Napoli.
Comincia così la storia della Repubblica di Amalfi (poi Ducato), di cui, dall’872 d.C e fino alla sua fine nel 1135, Capri fu territorio. L’isola viene sottratta al Ducato di Napoli e ceduta ad Amalfi, per premiare l’impegno di questa nella lotta antisaracenica promossa dall’imperatore carolingio Ludovico II.
Molti Amalfitani vengono a vivere sull’isola, creando una città di circa mille abitanti (un numero abbastanza rilevante nel contesto dell’epoca). Tra questi vi sono abili maestri d’ascia, calafati, marinai, artigiani, mercanti e nobili, che infittiscono il tessuto sociale isolano.
Questi nuovi capresi manterranno anche dopo la caduta del ducato di Amalfi, rapporti stretti con la città di origine, anche durante il periodo normanno e in quello angioino. Saranno in grado di sopportare con forza e dignità periodi bui, di navigare verso le coste africane per pescare il corallo e di maneggiare all’occorrenza le armi.
Da un documento del 1270 evinciamo i cognomi delle famiglie capresi di allora, alcune delle quali ancora presenti in gran numero sull’isola: Strina, Pulderico (gli attuali Federico), Mazzola, Pisano, de Arcutia (attuali Arcucci), Vacca, Farace… sono tutti cognomi di origine amalfitana e saranno una costante nella storia di Capri.
Antonio De Gregorio