Sedendosi nella sala principale del ristorante La Capannina, dai colori pastello che ricordano la sognante bellezza della natura di Capri, si ha la sensazione di entrare magicamente in un giardino incantato, quello che i poeti persiani chiamano Dil-Aram, delizia del cuore.
A più di novant’anni dalla sua apertura, nel 1931, La Capannina è il degno erede di un’antica tradizione gastronomica caprese che affonda le sue radici nella cucina augustea e tiberiana.
Nello sguardo di Antonio De Angelis, un energico ottantenne, traspare emozione mentre parla del padre Francesco: “Arrivò a Capri per lavorare come chef al Grand Hotel Quisisana. Poi incontrò mia madre Teresa, discendente dalla famosa Carmela di Tragara, la prima ostiaria di Capri, che alla fine dell’Ottocento aprì una Locanda per artisti a Tragara”.
Il loro fu un matrimonio d’amore di gusti. Francesco, Ciccillo per gli amici, con la sua cucina abruzzese, di Amatrice, forte e saporita, con le carni, soffritti, polpette e un’infinità di legumi, e Teresa, con i suoi piatti di mare e di cacciagione. Insieme aprirono il ristorante Savoia in Piazzetta, ritrovo della nobiltà, residente sull’isola, e tanti artisti come Amedeo Maiuri, Alberto Moravia e Elsa Morante.
“La cucina dei miei nonni” dice con orgoglio Francesco, figlio di Antonio “è ancora presente nel nostro ricchissimo e variegato menù. È la sintesi di una cucina sana. La cianfotta, antico minestrone caprese, è ancora richiestissimo dai nostri affezionati clienti”.
Antonio ricorda che suo padre chiamò il ristorante “La Capannina”, su suggerimento di alcuni nobili che frequentavano il Savoia, perché si mangiava sotto “le pagliarelle”, squisitamente en plein air.
Attraversando la galleria fotografica del ristorante si capisce che ogni momento della Dolce Vita caprese è stato vissuto qui.
“In gioventù” continua Antonio “andai a lavorare in America con il mio amico Renatino della Pigna al Ristorante “Petite Marmite” diretto dal maître Renato Savorelli. Lì conobbi sua figlia Aurelia. Insieme a mia moglie Aurelia abbiamo condotto con gioia, dedizione e immensi sacrifici questo ristorante”.
Francesco e Renata, figli di Antonio e Aurelia, sono due fratelli che si integrano alla perfezione. Francesco, vulcanico, con la sua gioia di vivere t’inonda di parole, Renata, riflessiva, cultrice dei vini, dirige “la Capannina Più”, regno del raffinato gourmet caprese. Francesco ha creato per i tanti giovani e non, un locale alternativo, la Capannina Wine Bar, approdo per coloro che d’estate e d’inverno vogliono ascoltare musica, dialogando in tranquillità.
Le new entry di questa storica famiglia sono Andrea, Piero e Matteo, che proietteranno con nuovi progetti La Capannina nel terzo millennio.
Possiamo ben dire che l’atmosfera che si vive in questo storico locale dove vi è il culto del cibo è discreto e caloroso, la quintessenza dell’ospitalità isolana.
La Capannina è come una bellissima donna elegante, di classe, che non scimmiotta le facili mode passeggere.
Ma in questo ristorante è sempre vivo lo spirito del famoso chef Triola, che dopo cena cantava per gli ospiti Verdi e Puccini e il mitico chitarrista Scarola con le sue melodie napoletane.
“Durante le feste” dice Francesco “tutti amano cantare e in quell’occasione lo staff e tutti noi ci dilettiamo a partecipare”.
Salutando Antonio e Francesco chiedo qual è il loro sogno per Capri. Dopo alcuni secondi mi risponde Francesco: “Vorrei che la nuova gioventù conoscesse meglio la propria isola e l’amasse così tanto come la ama e la amerà la mia famiglia”.